Il fenomeno del birdstrike si avvale dell’Intelligenza artificiale, che innova tutto il settore aeroportuale in ambito safety e security
INDICE
- Birdstrike: lo scontro tra aeroplani e volatili;
- Come fare per allontanare gli uccelli dagli aeroporti;
- La costituzione delle BCUs per monitorare l’avifauna;
- Il metodo più efficace per allontanare gli uccelli: i richiami di pericolo;
- Pandemia e lockdown hanno aumentato la presenza degli uccelli negli aeroporti;
- Esistono tecnologie in grado di preservare volatili e persone dal birdstrike?
- BCMS® VENTUR è un sistema necessario per contrastare i birdstrike in crescita;
- Sostenibilità e rispetto dell’ambiente nella lotta al birdstrike.
Birdstrike: lo scontro tra aeroplani e volatili
Il fenomeno del birdstrike è un fenomeno nato assieme all’aviazione. Il primo scontro tra aeroplano e volatili fu fatto da uno dei fratelli Wright nel 1910 agli albori del volo. Da allora si conta che più di 250 aerei siano stati fortemente danneggiati o siano precipitati a causa di questo fenomeno, mentre le vittime sono state circa 350 negli ultimi 40 anni.
Per moltissimi anni è il bird strike è stato un pericolo fortemente sottovalutato, ma oggi, grazie anche ad un deciso intervento legislativo (sia in Italia che nei Paesi del resto del mondo) e giudiziario (in Italia è il gestore aeroportuale a rispondere in solido dei danni che un impatto può causare ad un aereo), la situazione è radicalmente cambiata. Non c’è aeroporto in Italia e nel mondo che non abbia in corso un programma finalizzato alla riduzione del rischio di birdstrike.
Ma molto rimane ancora da fare poiché il problema non è affatto di facile soluzione, ed è bene sottolinearlo. Già ma perchè parliamo di aeroporti? Gli uccelli infondo volano dappertutto, no?
Beh in realtà gli uccelli volano al di sotto di un certo livello, ovvero al di sotto di 300 piedi, di Gabbiano Jonathan Livingston ce n’è pochi per fortuna!
Ma 300 piedi è. proprio la quota cui un aereo si porta nelle fasi di decollo e di atterraggio, le più delicate per l’appunto.
Per gli uccelli gli aeroporti sono luoghi ideali dove ristorarsi e andare a mangiare, soprattutto perché di solito sono costruiti nei pressi di discariche (dove i volatili trovano cibo a volontà) o nei pressi di acquitrini o del mare, che sono sempre fonti attrattive per i volatili, specie per i migratori.
Inoltre come si sa gli uccelli non conoscono confini ed il loro comportamento per quanto possa essere abitudinario, non è per nulla prevedibile.
Come fare per allontanare gli uccelli dagli aeroporti
Fino ad ora allontanare gli uccelli dagli aeroporti è stato un problema davvero difficile da risolvere. Un motivo è rappresentato dalla loro rapida assuefazione ai metodi che vengono posti in essere per allontanarli. Non dimentichiamo che gli uccelli sono riusciti a sopravvivere adattandosi dall’era del giurassico e dunque sono in grado di adeguarsi in maniera egregia ai cambiamenti. Archaeopteryx è l’uccello più antico di cui si è trovato traccia ed è per morfologia un rettile con le ali.
Inutile sottolineare come il rumore non sia un deterrente, visto che gli aeroporti possono essere molto rumorosi, e che i cannoni a gas che di solito vengono installati per allontanare i volatili hanno un effetto effimero, che decade non appena c’è assuefazione, per cui non è per nulla raro vedere anche dei nidi in cima ai cannoni!
L’uso dei rapaci per allontanarli è un altro espediente utilizzato spesso dagli aeroporti. Purtroppo questo metodo non tiene conto che anche il rapace è un uccello e può correre il rischio di impattare lui stesso con l’aereo, che può effettuare solo un paio di voli al giorno per un periodo limitato e che questo “lavoro” va contro la sua natura visto che non sprecherebbe energie per allontanare le prede, bensì per cacciarle, e ciò lo stressa molto. Molto spesso i falchi usati per questo scopo non fanno ritorno.
Altri metodi che a volte vengono messi in campo sono l’uso di aquiloni o simili per disturbarli, ma sono metodi empirici senza grande efficacia.
La costituzione delle BCUs per monitorare l’avifauna
Le BCU sono dei nuclei di persone che girano per il sedime aeroportuale muniti di binocoli facendo dei monitoraggi abbastanza precisi per sapere quali e quante specie insistono su un determinato aeroporto. Un’analisi, ora obbligatoria per legge, per stabilire poi un metodo efficace di allontanamento, anche se a tutt’oggi non c’è un metodo unico e universalmente adottato.
Il metodo più efficace per allontanare gli uccelli: i richiami di pericolo
Una volta conosciuto il numero e la tipologia di specie, ci sono dei richiami di pericolo tipici della specie che possono essere lanciati.
Questo è il metodo più efficace, poiché ogni uccello risponde molto bene al richiamo di pericolo della sua specie e si allontana percependo il luogo come inospitale e dunque pericoloso. L’allontanamento grazie ai richiami di pericolo è il più efficace, ma va perseguito nel tempo.
Pandemia e lockdown hanno aumentato la presenza di uccelli negli aeroporti
Esempio concreto di ciò è stato il periodo del lockdown durante la prima ondata del virus Covid-19, che ha visto l’Italia essere la prima nazione occidentale colpita dalla pandemia dopo la Cina e l’Iran. In quel periodo i voli civili sono stati praticamente azzerati, e c’è stato un calo del traffico aereo di circa l’80%, rimanendo attivi solo i voli commerciali per portare materiale medico e i voli umanitari per far rimpatriare i connazionali. Moltissimi aeroporti sono stati praticamente chiusi, e ogni attività è stata sospesa, anche quella di allontanamento della fauna selvatica. Ciò ha comportato che nel periodo seguente ci sia stata un’impennata di incidenti causati da impatti tra uccelli ed aerei.
Un evento prevedibile, visto che cinghiali e cervi erano arrivati nei parchi cittadini di Milano e Roma (qui i cinghiali ancora si vedono!), la cosa più ovvia è stata un ritorno in massa degli uccelli negli aeroporti, visto che sono da sempre fonte attrattiva per loro.
Il monitoraggio delle aree di interesse è dunque un metodo indispensabile poiché per allontanare la fauna selvatica indesiderata è necessario conoscere di che fauna si tratta e quando si trova nell’area di interesse.
Esistono tecnologie in grado di preservare volatili e persone dal birdstrike?
Se le persone non possono svolgere un controllo assiduo sempre ed in modo preciso c’è qualche tecnologia che ci consente oggi di farlo?
Certo. Grazie all’intelligenza artificiale è possibile effettuare il monitoraggio di volatili e droni in maniera precisa ed estesa un’area anche vasta, raccogliendo dati su quali siano le specie impattanti, in quale periodo del giorno arrivano e se ne vanno, in quale periodo dell’anno sono presenti, in quale numero e dove precisamente. Tutto ciò si può oggi sapere e può essere fatto anche senza l’intervento diretto del personale, ma attraverso un sistema che “sorvegli” l’area con telecamere unite da una rete neurale che riconosca anche a distanze ragguardevoli come 1 km, le diverse specie.
Il nostro sistema si chiama BCMS® VENTUR ed è stato immesso sul mercato dopo che le fasi di poc e pilot hanno dato risultati persino superiori a quelli attesi. Il sistema si basa sull’unione di conoscenze dell’ecosistema aeroportuale specifiche, sia in campo biologico che di sicurezza, oltre che in ambito tecnologico hardware e software nell’AI.
Grazie alla presenza di un Team variegato, alla collaborazione con Università italiane e al supporto di partner come Lenovo, Nvidia, Bosh, Italsicurezza, Thales, oggi possiamo dire che che BCMS® VENTUR è al momento la soluzione più efficace ed efficiente per il controllo del birdstrike. E continuerà a migliorare nel tempo per rispondere alle esigenze dei clienti e alle norme legislative che si avranno in futuro.
BCMS® VENTUR è un sistema necessario per contrastare i birdstrike in crescita
Il birdstrike è in aumento sia perché ci sono sempre più velivoli nei cieli sia perché ci sono molti più volatili di quelle specie che amano soggiornare negli aeroporti. La popolazione di gabbiano reale, ad esempio, dal 1980 ad oggi è più che raddoppiata, arrivando a circa 60.000 esemplari, mentre il numero di bird strike solo in Italia è passato da 348 nel 2002 a 1084 nel 2015. L’effetto dell’impatto, com’è ovvio, dipende anche dalle dimensioni. I volatili più pericolosi sono le oche, quelle canadesi si sono ambientate a vivere vicino agli aeroporti e sono anche le responsabili dell’incidente più famoso degli ultimi 20 anni: il volo US Airways #1549 pilotato da Chesley Sully Sullisberger che ammarò nell’Hudson nel gennaio 2009 in seguito ad un impatto con uno stormo di oche canadesi che compromisero la funzionalità di entrambe i motori.
Un episodio sporadico? Per nulla.
Secondo la FAA, la federal aviation Administration, il 15% degli impatti ha conseguenze anche gravi sul velivolo, e in generale anche quelli che appaiono di minor importanza comportano lunghe ispezioni al velivolo, ritardi e cancellazioni con un impatto diretto sulle compagnie aeree che dovrebbero essere le prime a voler pretendere standard di sicurezza alti e basati sulle più moderne tecnologie.
Si è calcolato che lo scontro con un volatile di circa 5 kg a 240 km/h (che sarebbe la velocità di un aereo in fase di atterraggio) equivale ad un peso di mezza tonnellata che viene fatto cadere da 3 metri. Come si capisce l’effetto può davvero essere devastante per un aereo anche se viene sottoposto a durissimi test di resistenza: ad esempio la casa costruttrice franco-tedesca Airbus lancia dei polli congelati sui motori per verificarne la resistenza agli impatti.
Sostenibilità e rispetto per l’ambiente nella lotta al birdstrike
Nonostante l’impatto durante il birdstrike, l’aereo può tranquillamente continuare a volare, nel peggiore dei casi si prevedono atterraggi di emergenza, ma è sicuramente il volatile che ha la peggio nell’incidente. A volte, capita che i piloti si accorgono dell’avvenuto bird strike solo quando atterranno e provvedono al controllo del motore.
In alcuni casi, quando l’impatto è con uno stormo, il motore può essere danneggiato e così si mette a rischio la sicurezza dei passeggeri.
Ma se come abbiamo visto per gli aerei il problema è soprattutto relativo a costi di manutenzione, ritardi e cancellazione dei voli, non si può dire lo stesso per gli uccelli, di cui stiamo facendo davvero una carneficina.
Oltre a quelli più comuni nelle nostre città e territori, negli aerei, in varie parti della fusoliera, ali, muso, si trovano carcasse di moltissimi specie di uccelli, ultimo ritrovato a Madrid era un vuitre, l’avvoltoio con un’apertura alare di 2 metri. Ma ci sono foto e report anche di oche selvatiche, falchi, gheppi, e tanti altri.
Besides being aware of the danger that birds represent for aviation, it would be appropriate to consider that progress must take into account also other forms of life and that it is necessary to protect them in order to preserve the balance of habitats.
Oltre a prendere coscienza del pericolo che i volatili rappresentano per l’aviazione, sarebbe opportuno anche considerare che il progresso deve tener conto anche delle altre forme di vita e che bisogna tutelarle per preservare l’equilibrio degli habitat.
Le associazioni di volontariato e protezione animali cercano di sensibilizzare il pubblico sotto diversi punti di vista, ma questo del Birdstrike pare non avere molta risonanza, eppure un solo aereo uccide molti uccelli: in rete c’è il video di un aereo in decollo da Barcellona che investe almeno 20 gabbiani. Guardate voi stessi. Più recentemente, all’aereoporto di Bologna, un aereo ha colpito un intero stormo di aironi, e questo è il risultato.